Perché siamo un centro medico specializzato in psicoterapia e supporto psicologico. Collaboriamo con centinaia di terapeute e terapeuti per rendere il benessere mentale sempre più accessibile, anche cercando di comunicare in modo chiaro e responsabile.
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Cosa sono i DCA?
Se dovessimo descrivere i disturbi del comportamento alimentare con tre parole, sarebbero queste: cibo, corpo e preoccupazione. Chi soffre di disturbi alimentari vive infatti un rapporto difficile con il cibo, percepisce il proprio corpo in maniera alterata e prova molta preoccupazione per il suo peso e aspetto: questi fattori arrivano a compromettere la sua salute fisica e il suo funzionamento psicosociale. Per aiutare queste persone è essenziale il supporto dei centri per disturbi alimentari.
Il Ministero della Salute ci offre dei dati sull’incidenza in Italia dell’anoressia nervosa e della bulimia: per la prima, in un anno vengono riscontrati almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone per il sesso femminile e fra lo 0.02 e gli 1.4 nuovi casi per quanto riguarda gli uomini. I dati sulla bulimia parlano di 12 nuovi casi ogni 100.000 donne e di 0.8 nuovi casi ogni 100.000 uomini.
Quali sono i sintomi dei DCA?
Ogni disturbo alimentare ha le proprie caratteristiche e dei sintomi diversi, che vedremo dopo. Ma alla base di ogni DCA sono visibili segnali psicologici e sintomi fisici comuni:
- la tendenza a isolarsi;
- sbalzi d’umore caratterizzati da rabbia e rimuginio;
- ansia e/o depressione;
- comportamenti ossessivi e ritualizzati;
- insonnia;
- indebolimento muscolare;
- alterazione del metabolismo;
- perdita/aumento del peso corporeo.
Cosa significa soffrire di un disturbo della nutrizione e dell'alimentazione?
Nel mondo occidentale i DCA risultano nettamente in aumento: sono le ragazze tra i 14 e i 30 anni a essere più esposte a questo pericolo e ai canoni di bellezza ideale dettati dalla moda, dai mass media, dalle riviste e da Internet; ma anche le donne vicine alla menopausa. Un insieme di voci che sembra suggerire che la magrezza è bellezza e la bellezza è felicità.
Soffrire di DCA però comporta una modificazione del proprio modo di pensare e il danneggiamento della concentrazione. I disturbi del comportamento alimentare possono togliere flessibilità al pensiero, indurre a procrastinare e rendere difficile prendere qualsiasi decisione. Insieme ai sintomi elencati sopra, questi sono solo alcuni degli effetti psicologici che un disturbo alimentare può procurarci. Poi ci sono quelli psicosociali che portano a perdere progressivamente i nostri interessi, compreso quello per le relazioni e il sesso. Dal punto di vista fisico il nostro cervello si modifica, ci sentiamo deboli, il metabolismo basale diminuisce e la nostra fertilità viene danneggiata. In Italia, circa 3 milioni di persone provano questi effetti sulla propria pelle.
Quali sono le cause dei disturbi alimentari?
Fra le cause socio-culturali dei DCA possiamo inserire i modelli estetici proposti dalla società e ai quali soprattutto i giovani tendono ad aspirare.
Fra le cause psicologiche potremmo annoverare gli abusi o i traumi del passato, ma anche i problemi familiari e il bullismo, una bassa autostima, i momenti di forte ansia e stress, i disturbi depressivi e la tendenza al perfezionismo.
Fra le cause biologiche, per le donne, c’è il ruolo degli ormoni sessuali nella regolazione della serotonina, che è un neurotrasmettitore importante per la gestione dell’ansia, dell’umore e delle sensazioni di fame e sazietà. Alcuni studi dimostrano infatti che, rispetto agli uomini, le donne producono meno serotonina a seguito di una restrizione calorica.
I problemi alimentari: le tipologie
L’anoressia nervosa
Secondo il DSM V è «caratterizzata da un'inesorabile ricerca della magrezza, da una paura patologica dell'obesità, da una distorta immagine corporea e da una restrizione degli introiti che porta a una significativa perdita di peso». Chi soffre di anoressia di tipo restrittivo tende a ridurre l’assunzione di cibo e a fare molta attività sportiva, ma non ricorre alle abbuffate né ad alcuna condotta di eliminazione; le persone che soffrono di anoressia con abbuffate invece spesso si servono di lassativi, diuretici o clisteri per eliminare il cibo introdotto.
La bulimia
Si caratterizza per i ricorrenti episodi di abbuffate, seguiti da una sorta di compensazione (come il vomito autoindotto, i lassativi o i diuretici, il digiuno o l’esercizio fisico). A differenza delle persone che soffrono di anoressia, quelle bulimiche sono spesso più consapevoli, vivono un maggior senso di colpa e sono meno inclini all’isolamento: per questo motivo il trattamento psicoterapico potrebbe rivelarsi più efficace. Però sono anche più impulsive ed esposte al pericolo della depressione.
Il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder)
Le abbuffate sono tipiche anche di questo tipo di disturbo, ma non sono qui seguite da comportamenti compensatori. Le altre differenze con la bulimia riguardano il sesso, l’età e il peso di chi ne soffre: il binge eating disorder colpisce soprattutto gli uomini adulti in sovrappeso o in stato di obesità.
La pica
Chi soffre di questo disturbo tende a mangiare cibo non nutriente e/o materiale non alimentare. Gli esempi più comuni sono: carta, argilla, sporcizia, capelli, gesso, spago e lana. Non è un disturbo in grado di causare dei gravi danni medici, ma può essere causa di blocchi intestinali, avvelenamento da piombo o infestazioni interne da parassiti (a seconda di cosa viene inghiottito). È frequente in gravidanza.
Il disturbo di ruminazione
La ruminazione consiste nel rigurgito ripetuto di cibo dopo aver mangiato, senza che chi ne soffra sperimenti nausea o conati di vomito. Il rigurgito può essere volontario o involontario ed è spesso causa di imbarazzo: per questo motivo le persone affette dal disturbo di ruminazione cercano di non mangiare con le altre e/o limitano l’assunzione di cibo.
Il disturbo evitante/restrittivo
Diversamente da anoressia e bulimia, non prevede una percezione alterata del proprio corpo: chi ne soffre limita l’assunzione di cibo, ma lo fa perché non prova interesse per gli alimenti, perché ha paura che mangiare possa comportare conseguenze dannose come il vomito o il soffocamento o perché il cibo ha caratteristiche sensoriali sgradite (come l’odore, la consistenza o il colore).
Saperne di più sui DCA: qualche dato
I disturbi alimentari insorgono solitamente fra i 15 e i 25 anni. Nelle persone oltre i 40 anni, spesso il disturbo è causato da un evento stressante della vita;
Una modalità di coping centrato sul problema (espressione che si riferisce al modo che abbiamo di fronteggiare situazioni avverse e sfidanti) e il sostegno familiare sono importanti nel percorso verso il miglioramento della qualità di vita delle e dei pazienti. Può essere essere utile anche un approccio alla mindful eating.
Nel cervello delle persone che soffrono di un disturbo alimentare sono state individuate alcune similarità: la riduzione del volume della materia grigia nelle regioni cerebrali legate al meccanismo di ricompensa, al controllo degli impulsi e alla regolazione delle emozioni; delle anomalie all’interno delle reti che coinvolgono la corteccia cingolata anteriore e l’insula; una attivazione irregolare in risposta a stimoli avversivi o di ricompensa.
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Nel cervello delle persone che soffrono di un disturbo alimentare sono state individuate alcune similarità: la riduzione del volume della materia grigia nelle regioni cerebrali legate al meccanismo di ricompensa, al controllo degli impulsi e alla regolazione delle emozioni; delle anomalie all’interno delle reti che coinvolgono la corteccia cingolata anteriore e l’insula; una attivazione irregolare in risposta a stimoli avversivi o di ricompensa.
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Conosciamo bene gli ostacoli pratici e culturali che rendono poco accessibile il benessere mentale. Il nostro lavoro è cercare di superarli – non è semplice, ma l’esperienza aiuta.
A cosa serve la terapia?
Fare una lista è difficile, perché può servire per tantissime cose: l’idea di base è lavorare su ciò che si prova e cercare un cambiamento. Queste sono alcune delle situazioni di cui ci occupiamo più spesso.
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Domande frequenti
L’ortoressia non è riconosciuta come disturbo dal DSM, ma la sua diffusione è in aumento. La persona che ne soffre è eccessivamente preoccupata della purezza del cibo che assume ed è spaventata dalle conseguenze che potrebbero derivare da un’alimentazione scorretta.
L’iporessia colpisce il 60% circa delle persone over 65 e il 90% di quelle oltre gli 80 anni: tutte loro sperimentano la perdita dell’appetito, che potrebbe nuocere alla salute a causa della conseguente carenza di vitamine e sostanze nutritive nell’organismo.
Sì. Li abbiamo scritti insieme ad alcuni psicoterapeuti del nostro centro medico, sulla base della letteratura esistente e di fonti affidabili. Per approfondire, scopri come funziona il nostro processo di revisione.
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